Luigi Mosciano - Poesie
Dortmund Vedi anche all'indirizzo "Luigi Mosciàno: Cinquant'anni da giornalista": http://wwwluigi-mosciano.blogspot.com/2007/01/luigi-mosciano-cinquantanni-da.html
Luigi Mosciàno
Nato a Chieti il 20 giugno 1936, da Francesco e Ivonne Cornelia Guidone. Attivo per la stampa dal 1954. Dal 1960 residente a Dortmund/Westfalia. Libero collaboratore di giornali nazionali e stranieri. Pittore, poeta, traduttore ed interprete. Collaborazioni: “Corriere della Sera”, 1954-60; “Il Giornale d’Italia”, 1954-60; “Il Tempo”, 1954-60; “Il Messaggero”, 1954-60; “Il Giornale d’Abruzzo”, 1954-60; Agenzia di stampa “Orbis” di Firenze, 1960-63; Rivista bilingue “Incontri” di Berlino, 1979-88; Settimanale “Corriere d’Italia” di Francoforte sul Meno, 1985-2002; Periodico mensile “La Voce dell’emigrante”, dal 1987 ad oggi; Rivista bilingue “Agorà” di Berlino, dal 1989-91. Pubblicazioni: - “La Germania dopo Hitler”. Ediz. Marino Zolfanelli, Chieti, 1965. - “Gli emigranti”, saggio sull’emigrazione. Ediz. “Il Melatino”, Gino Falzon, Teramo, 1978. Attività radiofonica: “Radio Colonia” (emittente tedesca WDR), 1984-87.“Radio Dortmund” (emittente tedesca WDR), 1984-1994. Premiazioni: Premio Poesia- Rivista italo-tedesca “Incontri”, Berlino, 1980. Premio Internazionale della Cultura e dell’Arte – “La Voce dell’emigrante” – 1987, per il giornalismo. Premio Internazionale della Cultura e dell’Arte – “La Voce dell’emigrante” – 1988, per la saggistica. Premio Internazionale della Cultura e dell’Arte – “La Voce dell’emigrante” – 1988, per il giornalismo. Premio Internazionale della Cultura e dell’Arte – “La Voce dell’emigrante” - 1989, per il giornalismo. Premio Internazionale della Cultura e dell’Arte – “La Voce dell’emigrante” – 1993, per il giornalismo. Premio Poesia – Ufficio della Cultura, città di Dortmund, 1994. Premio Poesia – Biblioteca Regionale di Dortmund, 2002.
Citazioni: “Cooperativa Culturale della Ruhr”, 1990; “Enciclopedia della Letteratura del Nordreno-Westfalia”, 1992; “Lista Westfalica degli autori”, 1993.
"Wikipedia" - Internet dal 2007.
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SE NE VANNO
(Ai coraggiosi giovani senza lavoro dedico)
Erano una speranza
ansiosa per un domani proficuo.
Ora se ne vanno in silenzio
ma coraggiosi e senza pensare
a frontiere. Non si voltano
né si fermano.
Sulle orme di avi
vogliono dimenticare
le fasulle promesse di lavoro
fatte da facce di bronzo
e da teste di cemento.
L'espatrio li smusserà,
levigandoli come ciottoli
in un vorticoso fiume.
Poi potranno dire
di avercela fatta da soli.
(Luigi Mosciàno, Dortmund, 28.05.2017)
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(in tedesco - Deutsch)
SIE GEHEN WEG
(Den mutigen Jungen ohne Arbeit widme ich)
Sie waren eine begierige Hoffnung
für einen nützlichen Morgen.
Sie gehen weg,
still und mutig.
Sie denken nicht
an Grenzen.
Die Spuren der
Ahnen rufen.
Sie verlassen
uns
ohne sich
umzudrehen oder anzuhalten.
Sie wollen die
leere Arbeisversprechung
Von Betonköpfen
und Bronzengesichten vergessen.
Die Auswanderung
wird sie abrunden und glätten
Wie Kieselsteine
in einem Wassertrudel.
Am Ende können
sie behaupten, dass sie es allein
geschaffen haben.
(Luigi Mosciàno, Dortmund, 28.05.2017)
(Luigi Mosciàno, Dortmund, 28.05.2017)
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LA PREGHIERA DELLA SERA (1)
Signore, chiedo perdono
se Ti disturbo
nella celestiale
armonia della Tua pace.
Al calare della sera,
alla terza età,
dubbi, problemi e ingiustizie
solcano il cervello
e fanno rivolgere a Te
che con pazienza e bontà
ascolti tutto.
La prima di molte preghiere
riguarda il pericolo atomico
che ci minaccia, allorché
Corea del Nord e USA
fanno il gioco dei muscoli.
Gli arsenali delle bombe atomiche
non sono solo quelli.
Quale figlio della guerra,
li farei distruggere, condannando
i guerrafondai a non tenerci più
sotto tensione.
Un altro punto
della preghiera della sera
è quello dell'anacronismo del celibato.
I vari scandali suscitati
da casi di pedofilia,
di sesso nel segreto di certe parrocchie,
che la Chiesa ha richiamato severamente,
punendo i sacerdoti, non saranno i soli.
Quel che conta è considerare
che i sacerdoti hanno gli stessi bisogni
di altri uomini. Il mondo è cambiato e influenzato
anche dai mass-media e dalla diffusione della
pornografia. L'apostolo Paolo non era sposato?
Signore, alla prossima preghiera.
PAX et BONUM.
(Luigi Mosciàno, Dormund, 24.04.2017)
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LA PREGHIERA DELLA SERA (2)
Signore,
faccio riferimento alla prima preghiera, includendovi l'aggettivo "facoltativo", per evitare eventuali, false interpretazioni.
Il celibato facoltativo concederebbe al prete cattolico la libertà di scelta. Restare fedele al celibato o rimanere semplice sacerdote?
Considerando che altre religioni ritengono più importanti le funzioni dei sacerdoti che altro e anche per porre fine ai vari scandali di pedofilia e di vario sesso verificatesi sempre più spesso nell'ambito parrocchiale, la Chiesa saprà scegliere la via dell'apertura, dettata anche dalla incalzante globalizzazione. I valori di ieri vengono travolti sia nell'aspetto che nella sostanza. Proprio per evitare che dal colloquio virtuale che occupa gran parte dell'umanità, facendole dimenticare il colloquio tra l'essere umano ed il suo prossimo, si possa passare ad un discorso veramente sociale, il celibato non potrà più democraticamente esistere.
Illimitate fiducia e devozione per la Chiesa cattolica!
PAX et BONUM.
(Luigi Mosciàno, Dortmund, 11.05.2017)
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PERCHÉ, PERCHÉ, PERCHÉ?
(da una Ripresa TV – Alla piccola superstite di una insensata guerra, dedico)
(da una Ripresa TV – Alla piccola superstite di una insensata guerra, dedico)
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Una bambina gracile
Una bambina gracile
corre nuda in strada,
tra macerie e polvere,
gridando in siriano:
“Perché, perché, perché!?”
La sua casa è stata distrutta
in un bombardamento.
Un effetto collaterale
dichiarano guerrafondai
in alcune regioni del mondo,
dove vuole venire condotta
una “missione di Pace”.
Solo per la Pace?
La vera Pace è sacra.
Essa viene attesa
e dovrebbe venire da uno
dei punti cardinali della Terra.
Ma da quale?
La vera Pace non è quella
dello stomaco sazio
o del rassicurante conto in banca.
Il lamento della bambina
ha simboleggiato la nostra impotenza.
(Luigi Mosciàno, 10.04.2017)
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(Tedesco)
“WARUM, WARUM, WARUM!?”
(TV-Aufnahme - Einer jungen Überleberin in einem sinnlosen Krieg widme ich)
(Luigi Mosciàno, 10.04.2017)
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(Tedesco)
“WARUM, WARUM, WARUM!?”
(TV-Aufnahme - Einer jungen Überleberin in einem sinnlosen Krieg widme ich)
Ein
zierliches Mädchen
rennt nackt
auf die Strasse
zwischen
Schutt und Staub,
“Warum,
Warum, Warum!?”
auf
syrianisch schreiend.
Durch eine
Bombardierung
ist sein Haus
vernichtet worden.
Eine
normale Nebenwirkung
erklären
die Kriegsführer
in manchen
Teilen der Welt,
wo eine
“Friedensmission”
geführt
werden will.
Nur des
Friedens wegen?
Auf den
wahren Frieden,
der heilig
ist, warten wir.
(er sollte
aus einem Kardinalpunkt
der Erde längst
erscheinen),
Der wahre
Frieden?
Nicht jener
des satten Mages
oder des
prallen Geldbeutels,
auf den
warten wir.
Symboliesierte
das klagende Mädchen
unsere
Machtlosigkeit?
(Luigi Mosciàno, 10.04.2017)
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(Luigi Mosciàno, 10.04.2017)
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VIENI, DAMMI LA MANO
(alla cara memoria di mia moglie Brigitte)
Vieni, dammi la mano
per rifare il percorso
d'un'annosa storia d'Amore.
Ti vedo ancora smagliante
di colori e vanitosa
come una pavona,
felice nel mezzo
di un creato, che abbiamo
ritenuto infinito e immortale.
Il ritorno alla cenere
e poi silenzio e mutismo
per la Tua voce e il Tuo riso argentini.
Vieni, dammi la mano,
il mio Credo non deve vacillare.
(Luigi Mosciàno, Dortmund 13.02.2017)
(in tedesco)
KOMM', GIB'MIR
DIE HAND
(in lieber
Erinnerung an meine Ehefrau Brigitte)
Komm', gib'mir
die Hand,
um die
langjährige
Liebesgeschichte
zurück zu verfolgen.
Ich sehe Dich
noch
strahlend von
Farben
wie eine
selbstgefällige
die Du und ich
für unendlich
und unsterblich hielten.
Nun ist Asche zuur Asche zurück,
Deine silberige
Stimme und Lachen
respecktieren
Stille und Schweigen.
Komm', gib' mir
die Hand,
mein Glauben
soll nicht scwanken.
(Luigi Mosciàno, Dortmund 13.02.2017)
SANREMO
(al Festival di Sanremo dedico)
L'anima gioisce nel cielo
pieno di desiderio e di amore,
Sanremo,
il Tuo cilindro è magico
per i sogni e le emozioni
di ognuno.
Sanremo,
innamorarsi semplicemente di Te,
culla e Festival
di canzoni per il mondo.
(Luigi Mosciàno, Dortmund 13.01.2017)
(tedesco)
SANREMO
(Dem Sanremo-Festival widme ich)
Im Himmel
baumelt die Seele
voll Sehnsucht
und Liebe,
Sanremo,
aus Deinem
Zylinder zauberst
Träume und
Emotionen
für Jeden.
Sanremo,
einfach sich
verlieben in Dich,
Wiege und
Festival
von Liedern für
die Welt.
(Luigi Mosciàno, Dortmund 13.01.2017)
LATIN LOVER
(alle vittime della violenza sulle donne,
dedico)
Le tue innamorate erano vogliose
di pugni di stelle brillanti
e di lunghe collane
di sogni struggenti.
Latin Lover,
idolo aitante,
galante e focoso,
peccati e virtù
non hanno più un nome.
Hai cambiato viso,
il tuo mito dorato vacilla.
Le tue innamorate hanno paura.
(Luigi Mosciàno, Dortmund 01.02.2017)
(tedesco)
LATIN LOVER
(Den Opfern der
Gewalt auf Frauen widme ich)
Deine Verliebten
verlangten
Jede Menge von
glänzenden Sternen
und langer,
verzehrenden Träumerei.
Latin Lover,
mannhaftes Idol,
galant und
feuerig,
Laster und
Tugenden
haben keinen
Namen mehr.
Dein Gesicht ist
anders geworden,
Dein goldener
Mythos wackelt.
Deine Verliebten
haben Angst.
(Luigi Mosciàno, Dortmund 01.02.2017)
SVENTOLA, TRICOLORE
Sventola, Tricolore,
bandiera del mio cuore.
Ai cento cinquant'anni
di lotte e d'affanni
per l'Unità raggiunta
un grande sole spunta.
Festa a primavera
per l'Italia che spera
in un sommo destino.
Io le sono vicino.
Sventola, Tricolore,
bandiera del mio cuore.
Luigi Mosciàno, marzo 2011.
BOOMERANG
Corazzate navigarono
alla conquista dell'Africa
e carrette affollate
traballano
verso l'approdo europeo.
Luigi Mosciàno 2010
PER LA PACE
La morte al fronte
per la pace
agognata
dao quattro punti
dell'orizzonte,
ieri oggi e domani.
Luigi Mosciàno 2010
RAGAZZO ABRUZZESE
Ho dimenticato
di tornare a casa mia,
ma sono rimasto
un ragazzo abruzzese
dopo cinquanta anni
in Germania.
Luigi Mosciano 2010
ALBERI
Perenne sublimità,
eroismo del reale,
silente forza di voi,
compagni di strada,
testimoni di ciò che viene e va.
Ebbro di meraviglia
mi libro come un uccello
tra le vostre rigogliose forme
sempre nuove.
Luigi Mosciàno, ottobre 2007.
IL VIALE D'AUTUNNO
Non dovrebbe finire mai
il viale d'autunno
che percorro ebbro
nella variopinta natura.
Un ricordo, un sogno,
una speranza di stagioni passate
scopro in ogni colore di foglia.
Non dovrebbe finire mai
il viale d'autunno,
che percorro ogni giorno
per dimenticare la prossima stagione.
Luigi Mosciàno, gennaio 2007.
VERSI D’AMORE
(A mia moglie Brigitte)
Noi due ci dividiamo la paura
di fronte a cani latranti
e ad esseri biforcuti.
Ci dividiamo la meraviglia
al fiorire della natura,
delle speranze e dei sogni.
Ci spaventiamo ascoltando
parole e vedendo gesti
che non sanno di pace.
Ci entusiasmiamo
alla lezione del Bello.
Pensiamo alla fragilità del tutto
e cerchiamo rifugio nel Credo.
Luigi Mosciàno 11.01.2006
(Versi palpitanti di Luigi Mosciàno per l’amata Brigitte. Abituati a vivere una realtà cadenzata da una cronaca fatta di accadimenti negativi, è con vero piacere che pubblichiamo, su sua esplicita richiesta, la poesia scritta alla propria moglie dal nostro corrispondente in Germania Luigi Mosciano. Con la consueta capacità espressiva, la stessa con la quale da anni incentra la sua collaborazione con il nostro giornale, l’amico Luigi ha voluto rivolgersi alla consorte con parole d’amore espresse in versi palpitanti di partecipazione emozionale. Il Direttore de “La Voce dell’emigrante”).
ALLA MEMORIA DEL PAPA GIOVANNI PAOLO II
(Su “La Voce dell’emigrante”, maggio 2005)
Non più curvo e sofferente
è apparso camminando
su un campo immenso fiorito.
Mi ha indicato sorridente
il fiore della fede,
il fiore della tolleranza,
il fiore della solidarietà
il fiore della carità,
il fiore della giustizia,
il fiore della pace
e quello della speranza.
Una luminosità maliarda
ha avvolto Lui come un santo
con le mani tese al mondo
e la voce chiara e forte.
Luigi Mosciàno, 2005.
AUSCHWITZ, MAI PIU'
(su "La Voce dell'emigrante", aprile 2005)
Occhi incavati e spenti,
milioni di labbra invocanti aiuto,
milioni di mani scarne protese
al grido sordo della libertà.
E quando essa venne,
fu lungo il giorno del racconto.
Orrore e vergogna manifestati
al cospetto del lager,
promesse di non dimenticare lo sterminio.
Ma il male striscia un’altra volta
tra le case e le scuole.
Luigi Mosciàno, 1 febbraio 2005.
IL DIVERSO
Quant'è diverso il diverso,
che non comprendiamo,
anche dopo essere stati diversi
e pertanto vesati, derubati e assassinati.
Una volta il colore della pelle,
un'altra, la diversa fede come pretesto.
Una volta mostrando i muscoli,
un'altra, spogliando i diversi.
Qunat'è diverso il diverso,
che non comprendiamo,
vantandoci diversi.
Una volta sottobanco,
un'altra, legalizzati politicamente.
Luigi Mosciàno, XII 2003
CHIETI
(sul “Corriere d’Italia" del 5 aprile 2003)
Diroccata tra le anguste mura,
fremi, aquila maestosa
(io ti chiamo piccola New York,
chissà perché poi, quando ti vedo
dal basso delle valli, tornando
dall’estero)
e ammiri il mare e i monti,
testimoniando di storia greco-romana.
Ti empi di orgoglio, narrando di Achille
che ti chiamò “Miranda”,
dei Marrucini che combatterono da eroi
e del nome “Italia” che si pronunciò
la prima volta
tra le gole delle tue montagne.
Chiesa di silenzio e dalle luci arcaiche,
curata dalla mano di nobiltà in declino,
custodisci scuole, caserme e uffici,
filosofando sulla vita e la morte
che sono un solo atto,
se il tempo sulla tua collina non ha metro.
E quando dai conventi si eleva a mezzanotte
un mormorio sommesso di preghiera,
che i frati dicono per i peccati del mondo,
va Cristo tra gli uliveti delle valli attorno,
benedicendo quei fedeli felici di quel che hanno.
Luigi Mosciàno, 2003.
DORTMUND
(Testo poetico scelto da una giuria nel quadro della promozione letteraria da parte degli Uffici della Cultura della città di Dortmund, della Biblioteca regionale e dell’Università popolare. Text des monats dezember 2002)
1960
polverosa
cielo grigio
sciatta
ancora rovine di Guerra
in nessuna parte
frutta e verdura dall’estero
strade senza brio duraturo
quanta gente si affrettava
verso miniere e fabbriche
puzzo di zolfo fumo e fiamme
dalle ciminiere
capannelli di italiani gesticolanti
davanti alla stazione
com’è terso oggi il cielo
che si riflette
nelle vetrate color melanzana
patrie è il plurale di patria
la mia speranza supera
la più alta chioma di un albero
dell’amata città.
Luigi Mosciàno, 2002
(traduzione in tedesco)
DORTMUND
1960
staubig
grau bedeckt
und unverputzt
noch kriegsruinen
nirgends obst und kein gemüse
aus dem ausland
unbelebte straßen
wie viele eilten
zu zechen und fabriken
schwefel rauch und flammen
aus den schloten
gruppen von italienern
durcheinander mit den händen
redend vor dem bahnhof
wie ist der himmel heute
hell mit einem glanz
auf auberginenhäuten glas in häsern
heimaten heißt die mehrzahl meine
hoffnung höher als die höchste krone
eines baumes der geliebten
stadt.
Luigi Mosciàno, 2002.
FELICITA' UNICA
Il sole che sorge o tramonta,
il bramato tepore della primavera,
i fiori che sbocciano,
le rigogliose pianure e colline,
il mare abbagliante di luci,
la rapitrice favola dei colori autunnali,
la scoperta della prima neve sui monti
e la felicità unica di meravigliarsi
anche con le tasche vuote.
Luigi Mosciàno, ottobre 1999
GIOVINEZZA
Fiumi straripanti,
seducenti sorrisi,
chiome fluenti,
lampi d’idee,
scatti di azione,
amori senza scadenze,
illusioni d’infiniti,
coloriture ultraterrene,
paesaggi stravaganti,
forze vulcaniche,
speranze arroventate,
approdi raggiunti o no,
giovinezza,
piena o vuota che tu sia stata,
volo o caduta, ti griderò ridendo
con l’ultimo respiro.
Luigi Mosciàno, 1998
ESTATE 1996
E’ rifiorito un giardino
di ricordi e di sogni
al richiamo sottile e struggente
della culla e della tomba.
Due mondi si sono compenetrati
con occhi grandi
di meraviglia e di scoperta
nel paradiso abruzzese, tanto insolito e vero
da mettere sotto vetro.
Nella fugace ora di sosta
nella vetusta Chieti,
erudita e aperta in alto,
silenzio e spiritualità,
immedesimazione e rinascita,
nella luminosità accecante,
nel profumo di rigogliosa natura,
nei messaggi di azzurro
dal cielo e dal mare.
Sono stato l’erede del cafone
gattonante e signoreggiante
nelle policrome sagre paesane.
Ho avuto paura dell’insidia
d’un high tech alle porte,
d’una malavita accomodatasi
prepotente proprio qui,
in questo Eden senza artificio,
in questo mio ritiro agognato
oltre i confini del caos.
Un cavallo impaziente
ha nitrito e scalpitato entro di me
per rifare il suo cammino di avventura.
Luigi Mosciàno, 1996.
IL GIOIELLIERE
(sul “Corriere d’Italia”, ‘L’angolo della poesia’, 10 luglio 1993)
Il gioielliere non tollera
elemosinanti davanti al suo negozio.
Da dove viene la plebaglia
ora che ognuno possiede in ogni modo qualcosa?
Perfino i piccioni disturbano
il regno del ricco.
Essi vengano uccisi
e buttati in pasto alle volpi!
Allora la città corre al riparo
ed ogni domenica all’alba
sono di turno tiratori e nessuno li nota.
Ma per gli elemosinanti come si fa?
Luigi Mosciàno, 1993.
PRIMAVERA
(“Corriere d’Italia”, 27.03.1993)
Ci vieni incontro gravida di sentimenti
improvvisa luminosità d’una galassia
che ci trafigge e solleva in un mondo
lontano anni luce da esplosioni,
buchi neri, mostri privati e televisivi,
xenofobie e lotte concorrenziali,
genocidi, carenze di solidarietà,
esaltazioni di se stessi,
giaculatorie e commedie.
Ci vieni incontro gravida di sentimenti,
boccioli e fiori, tiepida l’aria e profumo di erbe
di una terra che sfugge.
Sei rinnovata promessa d’amore,
in un sorriso che contagia con occhiata di fuoco,
in una forte stretta di mano, un abbraccio spontaneo.
Primavera tu sei, d’augurio per rinascere,
corona di brillanti e stelle al tuo collo.
Risorge meraviglia, primavera scoprire
nella pace claustrale, dall’estero.
Luigi Mosciàno, 27.03.1993.
EUROPA
Contro la xenofobia e il razzismo
ho scritto tra i colori
di un arcobaleno,
imprimendo le mie mani
sulla destra del dipinto
e implorando che l’Europa
non appartenga più
a quelli di ieri che si giocarono
libertà, uguaglianza e fratellanza.
Luigi Mosciàno, aprile 1988.
"INCUBO"
(da "Kultur-Notizen Ruhr-Nachrichten". "Il testo del mese": "Incubo". La poesia di Luigi Mosciàno è stata scelta da una giuria della Biblioteca Cittadina e Regionale di Dortmund quale testo del mese di 'marzo'. 8 marzo 1989).
La notte giunge veloce
e più veloce arriva il mattino
se le spine dei nostri peccati
non danno pace
mentre il vento
disperde i fiori dei nostri anni
e noi ignoriamo la bellezza
delle piccole cose
che si ripetono.
(traduzione tedesca):
"ALPDRUCK"
Schnell kommt die nacht
und noch schneller der morgen
wenn die dornen unserer sünden
keine ruhe geben
während der wind die blüte
unserer jahre verwäht
und wir die schönheit
der sich wiederholenden kleinen dingen
übersehen.
Luigi Mosciàno, marzo 1989.
INTEGRAZIONE
Integrazione, parola melodiosa,
per te si pratica
uno sport linguale
.
La volontà di adattamento reciproco
non ha luogo
e il tema resta complicato.
Vagheggiando l'arcobaleno
dei sentimenti nazionali, impugnando la spada della retorica,
ognuno resta chiuso in se stesso.
Integrazione, parola melodiosa,
per te si pratica
uno sport linguale.
Luigi Mosciàno, 1987
AL DI LA' DELLE FRONTIERE
( sul “Corriere d’Italia”, sezione cultura, 30 marzo 1985)
Io
tu
egli
in questo ordine
ci (in) seguiamo
al di là delle frontiere
e scopriamo storie di egoismo.
Al di là delle frontiere
delle frontiere
sul globo
ci sembra la parola
un mezzo di malinteso
ci sembra ogni azione
“speciale” di aiuto
una tardiva scossa alla coscienza
ci sembra ogni frontiera
rappresentare l’innata
geoperversione dell’uomo.
Prima io
poi tu
e quindi egli
al di là delle frontiere
che ci fanno desiderare
un quarto mondo.
Luigi Mosciàno, 1985.
MADRE
Una grande campana ci ha chiamati a raduno.
Abbiamo aperto le finestre per darTi
la grande libertà degli eletti.
Siamo venuti da ogni parte
per sentire nell’immenso vuoto delle stanze
l’aleggiare di mille ricordi
che ci sconvolgono dopo il Tuo addio
temuto da tempo.
E freme più grande che mai
un desiderio di vita.
Luigi Mosciàno, 15.10.1983.
IO DIPINGENDO
(per il settimanale “Incontri”)
Luci e ombre fanno il mio mondo
lottando e pacandosi
si affacciano e dissolvono
nel mio spirito che li circonda
di colori,
scavando nei ricordi
di un altro mondo.
Ho la materia nel mio pugno,
la formo e la deformo alla ricerca
di un racconto
che mi brucia dentro,
arroventando i miei sensi.
E poi perdo me stesso
in un mistero di quell’altra luce
che si frantuma d’improvviso
come nei fuochi artificiali.
Luigi Mosciàno, giugno 1983
UNO, CENTO, MILLE
Nella chiesa solitaria
cerchiamo quel Cristo
che non è quello dei dipinti scoloriti.
Nella chiesa solitaria
e cupa come foresta nevosa
invochiamo un calore
che non è di questo mondo.
Nella chiesa solitaria
cerchiamo il prossimo nostro
che s'è smarrito, lasciandoci
anche il suo fardello
di depressioni e angustie.
Giriamo tra le navate eccelse,
erette per devozione a Dio
e temiamo che sotto la nostra maschera
siamo uno, cento e mille nel contempo.
Luigi Mosciàno, 1979
VILLA COMUNALE
Mi vieni incontro ogni giorno
oasi mitica di pace,
come augusta madre al figlio
e tutto me, corpo e anima,
tra verdi braccia innumerevoli, accogli.
Ho cercato versi ognora
che potessero cantare
la divina poesia di te
che udisti gli scalpitii
dei cavalli patrizi
nell’età del cilindro…
Oggi mi sento favola antica
nell’eden incantato
degli amanti di sempre,
nel regno di fanciullezze spensierate.
E mi fondo coi tigli e i pini
odorosi, come in un regno dei primordi,
e sono in cerca di cielo.
Petali di rosa sull’asfalto
sono specchio di cadute illusioni.
Ma la pena dissolve e vara nuova speranza
l’esplodere d’una magnolia bianca
come seno alabastrino d’una venere ellenica.
Mi prostro all’argento delle fonti,
polpa d’iddii, in arterie
gelide nate dalla Majella,
e mi spengo la sete
di primordiale purezza.
Dell’azzurro, riflesso nell’acque
del laghetto dei cigni,
io sono al centro e mi sento
un Adamo pentito,
palpitante, ebro d’infinito e d’Iddio,
se guardo, ove sorge il sole
la glauca falce marina,
se l’anima spazia sulla Madre Majella,
nata per leggenda da titanica guerra.
Luigi Mosciàno, Chieti 20-06-1955.
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