1/05/2007

Luigi Mosciano - Poesie

Dortmund Vedi anche all'indirizzo "Luigi Mosciàno: Cinquant'anni da giornalista":



http://wwwluigi-mosciano.blogspot.com/2007/01/luigi-mosciano-cinquantanni-da.html





















Luigi Mosciàno










Nato a Chieti il 20 giugno 1936, da Francesco e Ivonne Cornelia Guidone. Attivo per la stampa dal 1954. Dal 1960 residente a Dortmund/Westfalia. Libero collaboratore di giornali nazionali e stranieri. Pittore, poeta, traduttore ed interprete. Collaborazioni: “Corriere della Sera”, 1954-60; “Il Giornale d’Italia”, 1954-60; “Il Tempo”, 1954-60; “Il Messaggero”, 1954-60; “Il Giornale d’Abruzzo”, 1954-60; Agenzia di stampa “Orbis” di Firenze, 1960-63; Rivista bilingue “Incontri” di Berlino, 1979-88; Settimanale “Corriere d’Italia” di Francoforte sul Meno, 1985-2002; Periodico mensile “La Voce dell’emigrante”, dal 1987 ad oggi; Rivista bilingue “Agorà” di Berlino, dal 1989-91. Pubblicazioni: - “La Germania dopo Hitler”. Ediz. Marino Zolfanelli, Chieti, 1965. - “Gli emigranti”, saggio sull’emigrazione. Ediz. “Il Melatino”, Gino Falzon, Teramo, 1978. Attività radiofonica: “Radio Colonia” (emittente tedesca WDR), 1984-87.“Radio Dortmund” (emittente tedesca WDR), 1984-1994. Premiazioni: Premio Poesia- Rivista italo-tedesca “Incontri”, Berlino, 1980. Premio Internazionale della Cultura e dell’Arte – “La Voce dell’emigrante” – 1987, per il giornalismo. Premio Internazionale della Cultura e dell’Arte – “La Voce dell’emigrante” – 1988, per la saggistica. Premio Internazionale della Cultura e dell’Arte – “La Voce dell’emigrante” – 1988, per il giornalismo. Premio Internazionale della Cultura e dell’Arte – “La Voce dell’emigrante” - 1989, per il giornalismo. Premio Internazionale della Cultura e dell’Arte – “La Voce dell’emigrante” – 1993, per il giornalismo. Premio Poesia – Ufficio della Cultura, città di Dortmund, 1994. Premio Poesia – Biblioteca Regionale di Dortmund, 2002.





Citazioni: “Cooperativa Culturale della Ruhr”, 1990; “Enciclopedia della Letteratura del Nordreno-Westfalia”, 1992; “Lista Westfalica degli autori”, 1993.
"Wikipedia" - Internet dal 2007.
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SE NE VANNO
(Ai coraggiosi giovani senza lavoro dedico)


Erano una speranza 
ansiosa per un domani proficuo.
Ora se ne vanno in silenzio
ma coraggiosi e senza pensare
a frontiere. Non si voltano
né si fermano.
Sulle orme di avi
vogliono dimenticare
le fasulle promesse di lavoro
fatte da facce di bronzo
e da teste di cemento.

L'espatrio li smusserà,
levigandoli come ciottoli
in un vorticoso fiume.
Poi potranno dire 
di avercela fatta da soli.

(Luigi Mosciàno, Dortmund, 28.05.2017)
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(in tedesco - Deutsch)

SIE GEHEN WEG
(Den mutigen Jungen ohne Arbeit widme ich)


Sie waren eine begierige Hoffnung
für einen nützlichen Morgen.
Sie gehen weg, still und mutig.
Sie denken nicht an Grenzen.
Die Spuren der Ahnen rufen.
Sie verlassen uns
ohne sich umzudrehen oder anzuhalten.
Sie wollen die leere Arbeisversprechung
Von Betonköpfen und Bronzengesichten vergessen.
Die Auswanderung wird sie abrunden und glätten
Wie Kieselsteine in einem Wassertrudel.
Am Ende können sie behaupten, dass sie es allein
geschaffen haben.

(Luigi Mosciàno, Dortmund, 28.05.2017)


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LA PREGHIERA DELLA SERA (1)

Signore, chiedo perdono
se Ti disturbo
nella celestiale 
armonia della Tua pace.
Al calare della sera,
alla terza età, 
dubbi, problemi e ingiustizie
solcano il cervello
e fanno rivolgere a Te
che con pazienza e bontà
ascolti tutto.
La prima di molte preghiere
riguarda il pericolo atomico
che ci minaccia, allorché
Corea del Nord e USA
fanno il gioco dei muscoli.
Gli arsenali delle bombe atomiche
non sono solo quelli.
Quale figlio della guerra,
li farei distruggere, condannando 
i guerrafondai a non tenerci più 
sotto tensione.
Un altro punto
della preghiera della sera
è quello dell'anacronismo del celibato.
I vari scandali suscitati
da casi di pedofilia,
di sesso nel segreto di certe parrocchie, 
che la Chiesa ha richiamato severamente,
punendo i sacerdoti, non saranno i soli.
Quel che conta è considerare
che i sacerdoti hanno gli stessi bisogni 
di altri uomini. Il mondo è cambiato e influenzato
anche dai mass-media e dalla diffusione della 
pornografia. L'apostolo Paolo non era sposato?
Signore, alla prossima preghiera.
PAX et BONUM.

(Luigi Mosciàno, Dormund, 24.04.2017)

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LA PREGHIERA DELLA SERA (2)
Signore, 

              faccio riferimento alla prima preghiera, includendovi l'aggettivo "facoltativo", per evitare eventuali, false interpretazioni.
Il celibato facoltativo concederebbe al prete cattolico la libertà di scelta. Restare fedele al celibato o rimanere semplice sacerdote?
Considerando che altre religioni ritengono più importanti le funzioni dei sacerdoti che altro e anche per porre fine ai vari scandali di pedofilia e di vario sesso verificatesi sempre più spesso nell'ambito parrocchiale, la Chiesa saprà scegliere la via dell'apertura, dettata anche dalla incalzante globalizzazione. I valori di ieri vengono travolti sia nell'aspetto che nella sostanza. Proprio per evitare che dal colloquio virtuale che occupa gran parte dell'umanità, facendole dimenticare il colloquio tra l'essere umano ed il suo prossimo, si possa passare ad un discorso veramente sociale, il celibato non potrà più democraticamente esistere. 

Illimitate fiducia e devozione per la Chiesa cattolica!
PAX et BONUM.
(Luigi Mosciàno, Dortmund, 11.05.2017) 


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PERCHÉ, PERCHÉ, PERCHÉ?
(da una Ripresa TV  – Alla piccola superstite di una insensata guerra, dedico)
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Una bambina gracile
corre nuda in strada,
tra macerie e polvere,
gridando in siriano:
“Perché, perché, perché!?”
La sua casa è stata distrutta
in un bombardamento.

Un effetto collaterale
dichiarano guerrafondai
in alcune regioni del mondo,
dove vuole venire condotta
una “missione di Pace”.
Solo per la Pace?
La vera Pace è sacra.
Essa viene attesa
e dovrebbe venire da uno
dei punti cardinali della Terra.
Ma da quale?
La vera Pace non è quella
dello stomaco sazio
o del rassicurante conto in banca.
Il lamento della bambina
ha simboleggiato la nostra impotenza.

(Luigi Mosciàno, 10.04.2017)
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(Tedesco)
“WARUM, WARUM, WARUM!?”
(TV-Aufnahme - Einer jungen Überleberin in einem sinnlosen Krieg widme ich)


Ein zierliches Mädchen
rennt nackt auf die Strasse
zwischen Schutt und Staub,
“Warum, Warum, Warum!?”
auf syrianisch schreiend.
Durch eine Bombardierung
ist sein Haus vernichtet worden.

Eine normale Nebenwirkung
erklären die Kriegsführer
in manchen Teilen der Welt,
wo eine “Friedensmission”
geführt werden will.
Nur des Friedens wegen?
Auf den wahren Frieden,
der heilig ist, warten wir.
(er sollte aus einem Kardinalpunkt
der Erde längst erscheinen),
Der wahre Frieden?
Nicht jener des satten Mages
oder des prallen Geldbeutels,
auf den warten wir.
Symboliesierte das klagende Mädchen

unsere Machtlosigkeit?

(Luigi Mosciàno, 10.04.2017)
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VIENI, DAMMI LA MANO

(alla cara memoria di mia moglie Brigitte)


Vieni, dammi la mano

per rifare il percorso

d'un'annosa storia d'Amore.

Ti vedo ancora smagliante

di colori e vanitosa

come una pavona,

felice nel mezzo

di un creato, che abbiamo

ritenuto infinito e immortale.

Il ritorno alla cenere

e poi silenzio e mutismo

per la Tua voce e il Tuo riso argentini.

Vieni, dammi la mano,

il mio Credo non deve vacillare.


(Luigi Mosciàno, Dortmund 13.02.2017)



(in tedesco)


KOMM', GIB'MIR DIE HAND

(in lieber Erinnerung an meine Ehefrau Brigitte)


Komm', gib'mir die Hand,

um die langjährige

Liebesgeschichte

zurück zu verfolgen.

Ich sehe Dich noch

strahlend von Farben

wie eine selbstgefällige

inmitten einer Schöpfung,

die Du und ich

für unendlich und unsterblich hielten.

Nun ist Asche zuur Asche zurück,

Deine silberige Stimme und Lachen

respecktieren Stille und Schweigen.

Komm', gib' mir die Hand,

mein Glauben soll nicht scwanken.


(Luigi Mosciàno, Dortmund 13.02.2017)



SANREMO

(al Festival di Sanremo dedico)


L'anima gioisce nel cielo


pieno di desiderio e di amore,


Sanremo,

il Tuo cilindro è magico


per i sogni e le emozioni


di ognuno.

Sanremo,


innamorarsi semplicemente di Te,


culla e Festival


di canzoni per il mondo.


(Luigi Mosciàno, Dortmund 13.01.2017)



(tedesco)


SANREMO

(Dem Sanremo-Festival widme ich)


Im Himmel baumelt die Seele

voll Sehnsucht und Liebe,

Sanremo,

aus Deinem Zylinder zauberst

Träume und Emotionen

für Jeden.

Sanremo,

einfach sich verlieben in Dich,

Wiege und Festival

von Liedern für die Welt.


(Luigi Mosciàno, Dortmund 13.01.2017)



LATIN LOVER

(alle vittime della violenza sulle donne, dedico)


Le tue innamorate erano vogliose

di pugni di stelle brillanti

e di lunghe collane

di sogni struggenti.

Latin Lover,

idolo aitante,

galante e focoso,

peccati e virtù

non hanno più un nome.

Hai cambiato viso,

il tuo mito dorato vacilla.

Le tue innamorate hanno paura.


(Luigi Mosciàno, Dortmund 01.02.2017)


(tedesco)


LATIN LOVER

(Den Opfern der Gewalt auf Frauen widme ich)


Deine Verliebten verlangten

Jede Menge von glänzenden Sternen

und langer, verzehrenden Träumerei.

Latin Lover, mannhaftes Idol,

galant und feuerig,

Laster und Tugenden

haben keinen Namen mehr.

Dein Gesicht ist anders geworden,

Dein goldener Mythos wackelt.

Deine Verliebten haben Angst.


(Luigi Mosciàno, Dortmund 01.02.2017)





SVENTOLA, TRICOLORE





Sventola, Tricolore,





bandiera del mio cuore.





Ai cento cinquant'anni





di lotte e d'affanni





per l'Unità raggiunta





un grande sole spunta.





Festa a primavera





per l'Italia che spera





in un sommo destino.





Io le sono vicino.





Sventola, Tricolore,





bandiera del mio cuore.











Luigi Mosciàno, marzo 2011.






BOOMERANG







Corazzate navigarono



alla conquista dell'Africa



e carrette affollate



traballano



verso l'approdo europeo.







Luigi Mosciàno 2010











PER LA PACE







La morte al fronte



per la pace



agognata



dao quattro punti



dell'orizzonte,



ieri oggi e domani.







Luigi Mosciàno 2010







RAGAZZO ABRUZZESE







Ho dimenticato



di tornare a casa mia,



ma sono rimasto



un ragazzo abruzzese



dopo cinquanta anni



in Germania.







Luigi Mosciano 2010

















ALBERI





Perenne sublimità,


eroismo del reale,


silente forza di voi,


compagni di strada,


testimoni di ciò che viene e va.


Ebbro di meraviglia


mi libro come un uccello


tra le vostre rigogliose forme


sempre nuove.





Luigi Mosciàno, ottobre 2007.










IL VIALE D'AUTUNNO


Non dovrebbe finire mai


il viale d'autunno


che percorro ebbro


nella variopinta natura.


Un ricordo, un sogno,


una speranza di stagioni passate


scopro in ogni colore di foglia.


Non dovrebbe finire mai


il viale d'autunno,


che percorro ogni giorno


per dimenticare la prossima stagione.



Luigi Mosciàno, gennaio 2007.




VERSI D’AMORE


(A mia moglie Brigitte)


Noi due ci dividiamo la paura


di fronte a cani latranti


e ad esseri biforcuti.


Ci dividiamo la meraviglia


al fiorire della natura,


delle speranze e dei sogni.


Ci spaventiamo ascoltando


parole e vedendo gesti


che non sanno di pace.


Ci entusiasmiamo


alla lezione del Bello.


Pensiamo alla fragilità del tutto


e cerchiamo rifugio nel Credo.



Luigi Mosciàno 11.01.2006



(Versi palpitanti di Luigi Mosciàno per l’amata Brigitte. Abituati a vivere una realtà cadenzata da una cronaca fatta di accadimenti negativi, è con vero piacere che pubblichiamo, su sua esplicita richiesta, la poesia scritta alla propria moglie dal nostro corrispondente in Germania Luigi Mosciano. Con la consueta capacità espressiva, la stessa con la quale da anni incentra la sua collaborazione con il nostro giornale, l’amico Luigi ha voluto rivolgersi alla consorte con parole d’amore espresse in versi palpitanti di partecipazione emozionale. Il Direttore de “La Voce dell’emigrante”).



ALLA MEMORIA DEL PAPA GIOVANNI PAOLO II


(Su “La Voce dell’emigrante”, maggio 2005)


Non più curvo e sofferente


è apparso camminando


su un campo immenso fiorito.


Mi ha indicato sorridente


il fiore della fede,


il fiore della tolleranza,


il fiore della solidarietà


il fiore della carità,


il fiore della giustizia,


il fiore della pace


e quello della speranza.


Una luminosità maliarda


ha avvolto Lui come un santo


con le mani tese al mondo


e la voce chiara e forte.



Luigi Mosciàno, 2005.










AUSCHWITZ, MAI PIU'


(su "La Voce dell'emigrante", aprile 2005)





Occhi incavati e spenti,


milioni di labbra invocanti aiuto,


milioni di mani scarne protese


al grido sordo della libertà.





E quando essa venne,


fu lungo il giorno del racconto.





Orrore e vergogna manifestati


al cospetto del lager,


promesse di non dimenticare lo sterminio.





Ma il male striscia un’altra volta


tra le case e le scuole.


Luigi Mosciàno, 1 febbraio 2005.






IL DIVERSO





Quant'è diverso il diverso,


che non comprendiamo,


anche dopo essere stati diversi


e pertanto vesati, derubati e assassinati.


Una volta il colore della pelle,


un'altra, la diversa fede come pretesto.


Una volta mostrando i muscoli,


un'altra, spogliando i diversi.


Qunat'è diverso il diverso,


che non comprendiamo,


vantandoci diversi.


Una volta sottobanco,


un'altra, legalizzati politicamente.





Luigi Mosciàno, XII 2003
















CHIETI


(sul “Corriere d’Italia" del 5 aprile 2003)



Diroccata tra le anguste mura,


fremi, aquila maestosa


(io ti chiamo piccola New York,


chissà perché poi, quando ti vedo


dal basso delle valli, tornando


dall’estero)


e ammiri il mare e i monti,


testimoniando di storia greco-romana.


Ti empi di orgoglio, narrando di Achille


che ti chiamò “Miranda”,


dei Marrucini che combatterono da eroi


e del nome “Italia” che si pronunciò


la prima volta


tra le gole delle tue montagne.





Chiesa di silenzio e dalle luci arcaiche,


curata dalla mano di nobiltà in declino,


custodisci scuole, caserme e uffici,


filosofando sulla vita e la morte


che sono un solo atto,


se il tempo sulla tua collina non ha metro.





E quando dai conventi si eleva a mezzanotte


un mormorio sommesso di preghiera,


che i frati dicono per i peccati del mondo,


va Cristo tra gli uliveti delle valli attorno,


benedicendo quei fedeli felici di quel che hanno.





Luigi Mosciàno, 2003.
















DORTMUND



(Testo poetico scelto da una giuria nel quadro della promozione letteraria da parte degli Uffici della Cultura della città di Dortmund, della Biblioteca regionale e dell’Università popolare. Text des monats dezember 2002)



1960


polverosa


cielo grigio


sciatta


ancora rovine di Guerra


in nessuna parte


frutta e verdura dall’estero


strade senza brio duraturo


quanta gente si affrettava


verso miniere e fabbriche


puzzo di zolfo fumo e fiamme


dalle ciminiere


capannelli di italiani gesticolanti


davanti alla stazione





com’è terso oggi il cielo


che si riflette


nelle vetrate color melanzana


patrie è il plurale di patria


la mia speranza supera


la più alta chioma di un albero


dell’amata città.



Luigi Mosciàno, 2002





(traduzione in tedesco)











DORTMUND





1960


staubig


grau bedeckt


und unverputzt


noch kriegsruinen


nirgends obst und kein gemüse


aus dem ausland


unbelebte straßen


wie viele eilten


zu zechen und fabriken


schwefel rauch und flammen


aus den schloten


gruppen von italienern


durcheinander mit den händen


redend vor dem bahnhof





wie ist der himmel heute


hell mit einem glanz


auf auberginenhäuten glas in häsern


heimaten heißt die mehrzahl meine


hoffnung höher als die höchste krone


eines baumes der geliebten


stadt.



Luigi Mosciàno, 2002.






FELICITA' UNICA









Il sole che sorge o tramonta,





il bramato tepore della primavera,





i fiori che sbocciano,





le rigogliose pianure e colline,





il mare abbagliante di luci,





la rapitrice favola dei colori autunnali,





la scoperta della prima neve sui monti





e la felicità unica di meravigliarsi





anche con le tasche vuote.





Luigi Mosciàno, ottobre 1999









GIOVINEZZA





Fiumi straripanti,


seducenti sorrisi,


chiome fluenti,


lampi d’idee,


scatti di azione,


amori senza scadenze,


illusioni d’infiniti,


coloriture ultraterrene,


paesaggi stravaganti,


forze vulcaniche,


speranze arroventate,


approdi raggiunti o no,


giovinezza,


piena o vuota che tu sia stata,


volo o caduta, ti griderò ridendo


con l’ultimo respiro.


Luigi Mosciàno, 1998















ESTATE 1996





E’ rifiorito un giardino


di ricordi e di sogni


al richiamo sottile e struggente


della culla e della tomba.


Due mondi si sono compenetrati


con occhi grandi


di meraviglia e di scoperta


nel paradiso abruzzese, tanto insolito e vero


da mettere sotto vetro.


Nella fugace ora di sosta


nella vetusta Chieti,


erudita e aperta in alto,


silenzio e spiritualità,


immedesimazione e rinascita,


nella luminosità accecante,


nel profumo di rigogliosa natura,


nei messaggi di azzurro


dal cielo e dal mare.


Sono stato l’erede del cafone


gattonante e signoreggiante


nelle policrome sagre paesane.


Ho avuto paura dell’insidia


d’un high tech alle porte,


d’una malavita accomodatasi


prepotente proprio qui,


in questo Eden senza artificio,


in questo mio ritiro agognato


oltre i confini del caos.


Un cavallo impaziente


ha nitrito e scalpitato entro di me


per rifare il suo cammino di avventura.




Luigi Mosciàno, 1996.















IL GIOIELLIERE


(sul “Corriere d’Italia”, ‘L’angolo della poesia’, 10 luglio 1993)


Il gioielliere non tollera


elemosinanti davanti al suo negozio.


Da dove viene la plebaglia


ora che ognuno possiede in ogni modo qualcosa?


Perfino i piccioni disturbano


il regno del ricco.


Essi vengano uccisi


e buttati in pasto alle volpi!


Allora la città corre al riparo


ed ogni domenica all’alba


sono di turno tiratori e nessuno li nota.


Ma per gli elemosinanti come si fa?




Luigi Mosciàno, 1993.









PRIMAVERA


(“Corriere d’Italia”, 27.03.1993)





Ci vieni incontro gravida di sentimenti


improvvisa luminosità d’una galassia


che ci trafigge e solleva in un mondo


lontano anni luce da esplosioni,


buchi neri, mostri privati e televisivi,


xenofobie e lotte concorrenziali,


genocidi, carenze di solidarietà,


esaltazioni di se stessi,


giaculatorie e commedie.





Ci vieni incontro gravida di sentimenti,


boccioli e fiori, tiepida l’aria e profumo di erbe


di una terra che sfugge.


Sei rinnovata promessa d’amore,


in un sorriso che contagia con occhiata di fuoco,


in una forte stretta di mano, un abbraccio spontaneo.


Primavera tu sei, d’augurio per rinascere,


corona di brillanti e stelle al tuo collo.


Risorge meraviglia, primavera scoprire


nella pace claustrale, dall’estero.





Luigi Mosciàno, 27.03.1993.






EUROPA








Contro la xenofobia e il razzismo


ho scritto tra i colori


di un arcobaleno,


imprimendo le mie mani


sulla destra del dipinto


e implorando che l’Europa


non appartenga più


a quelli di ieri che si giocarono


libertà, uguaglianza e fratellanza.





Luigi Mosciàno, aprile 1988.










"INCUBO"





(da "Kultur-Notizen Ruhr-Nachrichten". "Il testo del mese": "Incubo". La poesia di Luigi Mosciàno è stata scelta da una giuria della Biblioteca Cittadina e Regionale di Dortmund quale testo del mese di 'marzo'. 8 marzo 1989).











La notte giunge veloce





e più veloce arriva il mattino





se le spine dei nostri peccati





non danno pace





mentre il vento





disperde i fiori dei nostri anni





e noi ignoriamo la bellezza





delle piccole cose





che si ripetono.











(traduzione tedesca):











"ALPDRUCK"





Schnell kommt die nacht





und noch schneller der morgen





wenn die dornen unserer sünden





keine ruhe geben





während der wind die blüte





unserer jahre verwäht





und wir die schönheit





der sich wiederholenden kleinen dingen





übersehen.





Luigi Mosciàno, marzo 1989.








INTEGRAZIONE





Integrazione, parola melodiosa,


per te si pratica


uno sport linguale
.



La volontà di adattamento reciproco


non ha luogo


e il tema resta complicato.


Vagheggiando l'arcobaleno


dei sentimenti nazionali, impugnando la spada della retorica,


ognuno resta chiuso in se stesso.


Integrazione, parola melodiosa,


per te si pratica


uno sport linguale.





Luigi Mosciàno, 1987







AL DI LA' DELLE FRONTIERE


( sul “Corriere d’Italia”, sezione cultura, 30 marzo 1985)





Io


tu


egli


in questo ordine


ci (in) seguiamo


al di là delle frontiere


e scopriamo storie di egoismo.


Al di là delle frontiere


delle frontiere


sul globo


ci sembra la parola


un mezzo di malinteso


ci sembra ogni azione


“speciale” di aiuto


una tardiva scossa alla coscienza


ci sembra ogni frontiera


rappresentare l’innata


geoperversione dell’uomo.


Prima io


poi tu


e quindi egli


al di là delle frontiere


che ci fanno desiderare


un quarto mondo.





Luigi Mosciàno, 1985.









MADRE




Una grande campana ci ha chiamati a raduno.


Abbiamo aperto le finestre per darTi


la grande libertà degli eletti.


Siamo venuti da ogni parte


per sentire nell’immenso vuoto delle stanze


l’aleggiare di mille ricordi


che ci sconvolgono dopo il Tuo addio


temuto da tempo.


E freme più grande che mai


un desiderio di vita.





Luigi Mosciàno, 15.10.1983.










IO DIPINGENDO





(per il settimanale “Incontri”)





Luci e ombre fanno il mio mondo


lottando e pacandosi


si affacciano e dissolvono


nel mio spirito che li circonda


di colori,


scavando nei ricordi


di un altro mondo.


Ho la materia nel mio pugno,


la formo e la deformo alla ricerca


di un racconto


che mi brucia dentro,


arroventando i miei sensi.


E poi perdo me stesso


in un mistero di quell’altra luce


che si frantuma d’improvviso


come nei fuochi artificiali.



Luigi Mosciàno, giugno 1983




UNO, CENTO, MILLE



Nella chiesa solitaria

cerchiamo quel Cristo

che non è quello dei dipinti scoloriti.

Nella chiesa solitaria

e cupa come foresta nevosa

invochiamo un calore

che non è di questo mondo.

Nella chiesa solitaria

cerchiamo il prossimo nostro

che s'è smarrito, lasciandoci

anche il suo fardello

di depressioni e angustie.

Giriamo tra le navate eccelse,

erette per devozione a Dio

e temiamo che sotto la nostra maschera

siamo uno, cento e mille nel contempo.



Luigi Mosciàno, 1979





VILLA COMUNALE




Mi vieni incontro ogni giorno


oasi mitica di pace,


come augusta madre al figlio


e tutto me, corpo e anima,


tra verdi braccia innumerevoli, accogli.


Ho cercato versi ognora


che potessero cantare


la divina poesia di te


che udisti gli scalpitii


dei cavalli patrizi


nell’età del cilindro…


Oggi mi sento favola antica


nell’eden incantato


degli amanti di sempre,


nel regno di fanciullezze spensierate.


E mi fondo coi tigli e i pini


odorosi, come in un regno dei primordi,


e sono in cerca di cielo.


Petali di rosa sull’asfalto


sono specchio di cadute illusioni.


Ma la pena dissolve e vara nuova speranza


l’esplodere d’una magnolia bianca


come seno alabastrino d’una venere ellenica.


Mi prostro all’argento delle fonti,


polpa d’iddii, in arterie


gelide nate dalla Majella,


e mi spengo la sete


di primordiale purezza.


Dell’azzurro, riflesso nell’acque


del laghetto dei cigni,


io sono al centro e mi sento


un Adamo pentito,


palpitante, ebro d’infinito e d’Iddio,


se guardo, ove sorge il sole


la glauca falce marina,


se l’anima spazia sulla Madre Majella,


nata per leggenda da titanica guerra.



Luigi Mosciàno, Chieti 20-06-1955.





























































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